Caro Popolo Italiano,

ThucydidesE’ libero chi lo merita, diceva Tulcidide quasi duemila e cinquecento anni fa, e tu non lo stai meritando. Hai tollerato la perdita d’indipendenza e la presenza di basi militari straniere sul suolo patrio per più di settantanni dalla sconfitta in guerra. Hai permesso che il tuo esercito, non più di popolo ma mercenario, vada in giro per il mondo a combattere guerre altrui. Hai acconsentito alla cessione progressiva di sovranità nazionale (che non t’appartiene, in quanto l’hai ereditata pro tempore dalle vecchie generazioni per consegnarla a quelle nuove) in nome di un’unità europea, tanto fasulla quanto irrealistica, da sempre sogno di potenza imperiale, da Cesare a Carlo Magno, Napoleone e Hitler. Hai creduto ad una classe politica venduta al grande capitale, che ha trovato nell’europeismo acritico la propria legittimazione dopo la caduta del Muro di Berlino ed il ciclone di Mani Pulite.

E tu, frazione ricca e privilegiata del Popolo Italiano, hai pensato bene di approfittare della globalizzazione per delocalizzare le aziende, o minacciare di farlo. Non ti è parso vero dover ricorrere allo strumento della svalutazione salariale in assenza di quella valutaria, ora che i tuoi euro erano al sicuro nei forzieri delle grandi banche europee. Che t’importava se la perdita di sovranità nazionale restringeva diritti e democrazia nel Paese? Chi ha case a Milano, Londra, Dubai, Sidney e New York, paga le tasse a Panama ed è cittadino del mondo. Ma al gioco che hai deciso di giocare, ci sono giocatori molto più forti di te, ed è così che una bella fetta di marchi storici italiani stanno passando in mani straniere, mentre le piccole e medie imprese, da sempre spina dorsale di questo Paese, subivano un tracollo che si è inevitabilmente propagato alle banche, soprattutto quelle piccole legate al territorio, ed oggi anche i ricchi cominciano a piangere.

A differenza del fiero Popolo Francese, che in questi giorni si sta battendo nelle strade contro la controriforma del lavoro voluta dal governo di sinistra, tu hai ingoiato senza protestare l’amaro boccone del Jobs Act di Renzi, a cui è riuscito ciò che a Berlusconi era stato impedito a furor di piazza: l’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Non t’accorgi, caro Popolo, che una sinistra rinnegata sta facendo in Europa più macelleria sociale di quanto mai avrebbero osato proporre le destre. Quella sinistra che ha in Napolitano e Renzi i fidi esecutori dei desiderata delle grandi banche d’affari, come JP Morgan, che in un documento del 2013 intitolato Aggiustamenti nell’area euro, scriveva:

«Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea»

«I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo»

«I sistemi politici e costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo, il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)».

Oggi quella tua giovane Costituzione viene stravolta a maggioranza semplice da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, in ossequio ai suggerimenti di JP Morgan e tu non insorgi. Attendi un referendum per far sentire (forse) la tua voce nelle urne, voce che si va facendo via via più flebile, perché sempre più italiani si rifiutano di votare come gesto di disubbidienza civile.

Guarda invece l’orgoglioso Popolo Inglese che ha ottenuto di potersi esprimere democraticamente sulla permanenza nell’Unione Europea e i suoi costi, malgrado conservino la propria moneta e non intendano rinunciarvi.

Davvero Popolo, forse non meriti più d’essere libero.

[This post has already been read 2113 times]

Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore