Grafici

Perché moltitudini di brave persone, in maggioranza onesti cittadini e lavoratori, si lascino circonvenire e spremere da una sparuta minoranza di squali, la cui avidità di denaro e potere ne guida le azioni più abiette ed immorali, è cosa difficile a spiegarsi, tanto più quando queste élite al comando non garantiscono più ciò che da sempre ha costituito la base di ogni potere stabile, e cioè: pace e prosperità.

Con la crisi del modello di crescita illimitata, il capitalismo non è stato più in grado di garantire pace e prosperità, se non per la ristretta élite di potere. Se da un lato questi ultimi sei anni di crisi hanno visto aumentare le disuguaglianze economiche e l’intensificarsi dei processi di concentrazione della ricchezza industriale e finanziaria, dall’altro, disoccupazione e deflazione hanno ricacciato indietro di decenni le condizioni economiche delle masse lavoratrici, che tali più non sono per la penuria di lavoro.

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Questo ed altro ancora andiamo dicendo da tempo in molti, ma il controllo dei mezzi d’informazione in periodo di guerra è totale. La maggioranza del popolo sa ciò che il potere vuole che sappia, si tratti di Iraq o di Ucraina, o anche di banche. Si, di banche. Prendiamo ad esempio Deutsche Bank, sappiamo forse che la sua esposizione in derivati (futures, options, forwards, swaps, CDS, FX, ecc.) ammonta a 57 trilioni di dollari, ovvero 20 volte il PIL della Germania? E che questa montagna supera di ben 5 trilioni di dollari l’equivalente stock di spazzatura detenuta da JP Morgan, la maggiore banca americana? Per promemoria, il debito pubblico italiano è poco più di 2 trilioni di euro.

 

Mi ha molto colpito questo grafico che visualizza l’enormità di titoli a rischio (se non proprio spazzatura) detenuti dal colosso bancario tedesco in confronto al PIL tedesco ed a quello dell’eurozona. E le banche italiane come saranno messe?

 

A proposito di grafici, anche questo pubblicato da Paul Krugman [http://krugman.blogs.nytimes.com/2014/09/09/scotland-and-the-euro-omen/], rende molto bene l’idea di quanto sia peggiore per l’Europa l’attuale fase rispetto alla Grande Crisi del 1929.

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Tuttavia, la vera ripresa economica dopo la Grande Crisi del ’29 avvenne solo con la seconda guerra mondiale, che fece da volano all’industria per tanti nuovi prodotti, riportò la piena occupazione, prima per lo sforzo bellico e poi per la ricostruzione, ed infine ridefinì nuovi e più stabili rapporti di forza nel capitalismo mondiale.

 

E mentre Draghi prova a “spingere l’economia con la corda del TLTRO”, come dice Bagnai [http://goofynomics.blogspot.it/2014/09/lunica-riforma-strutturale.html], a noi tocca sorbirci Renzi e i suoi annunci, sempre più incalzanti, sempre più disattesi.

Il potere imperiale richiede oggi che l’Italia si aggreghi ai nuovi interventi armati per il mondo, senza ormai più alcuna legittimazione ONU, e nel contempo smantelli ciò che resta dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori conquistati nel trentennio seguente alla seconda guerra mondiale, possibilmente dissolvendo quella sua peculiare struttura economica costituita dalla miriade di piccole e medie imprese. Per lasciare definitivamente campo libero al grande capitale transnazionale, di cui quella colonna esorbitante del primo grafico è solo una parte.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore