Il castello di sabbia dell’Occidente

Giunto ormai prossimo al suo capolinea storico, il capitalismo occidentale sta inconsultamente provando ogni mezzo a sua disposizione per sopravvivere a se stesso, ciononostante il suo destino è ineluttabile come per ogni altra costruzione umana, giacché ogni cosa che ha avuto un principio deve necessariamente avere anche una fine.

Il capitalismo occidentale come l’osserviamo oggi è l’evoluzione plurisecolare di una forma socio economica di organizzazione della società umana sorta in Europa a partire dal periodo storico conosciuto come Rinascimento, durante il quale l’impulso tecnico-scientifico ha consentito l’esplorazione del mondo con la scoperta di nuovi territori e nuovi popoli da assoggettare grazie ai progressi che la stessa tecnica ha determinato in campo militare con l’introduzione delle armi da fuoco. Alla base di questo nuovo impulso vi è un’altra innovazione moderna, la Banca, in grado di finanziare le nuove imprese lucrative.

Il colonialismo mercantile ha contraddistinto la prima fase dello sviluppo del capitalismo occidentale, consentendo tra l’altro l’accumulazione del capitale necessario alla successiva fase, anch’essa innescata dai progressi tecnico-scientifici a partire dall’invenzione della macchina a vapore, ovvero il capitalismo industriale, sorto anch’esso in Europa nel XIX secolo e favorito dal sistema bancario cresciuto all’ombra del capitalismo mercantile.

Sviluppati rapidamente i mezzi di trasporto e di produzione, il capitalismo occidentale si è data la forma moderna che ha dominato il mondo per quasi due secoli. La trimurti del capitalismo era così costituita da un capitalismo finanziario oramai perfettamente in grado di generare profitti meramente speculativi, al di fuori dell’attività del credito. Un capitalismo industriale in grado di produrre su larga scala ogni genere di bene sfruttando la forza lavoro umana da un lato e le materie prime a buon mercato dall’altro. Un capitalismo mercantile dedito all’importazione delle materie prime dai territori sottomessi delle colonie ed all’esportazione dei prodotti industriali verso tutti i mercati.

Naturalmente, considerando la forte sinergia tra i tre capitalismi, questi sono andati progressivamente concentrandosi fino ad arrivare ai giorni nostri dove sono praticamente indistinguibili nelle proprietà delle grandi corporation multinazionali, strutturate come scatole cinesi a reciproco controllo. Il processo di concentrazione ha ridotto anche la concorrenza ed il capitalismo occidentale ci si presenta oggi come un aggregato complesso di attività lucrative finanziarie, industriali e commerciali di dimensioni planetarie la cui proprietà risulta concentrata in poche ricchissime mani. Un blob informe alla continua ricerca del profitto per non dover crollare sotto il proprio peso.

Tale profitto è stato per secoli estratto dallo sfruttamento delle risorse naturali e del lavoro umano, ma con il crescere delle sue dimensioni, il capitalismo ha visto aumentare anche il proprio appetito, non essendo tuttavia possibile spingere lo sfruttamento di uomini e natura oltre un certo limite, è stata trovata una droga in grado di saziare il suo appetito: il denaro. A partire dal 1971 il denaro è stato svincolato dall’oro che, fino a quel momento aveva rappresentato da sempre la forma ultima e naturale della ricchezza, trattandosi di un bene raro ed universalmente riconosciuto come prezioso. La carta moneta nasce come rappresentazione dell’oro ed arriva a soppiantarlo nelle sue tre proprietà essenziali: mezzo di scambio, misura di valore e riserva di valore. Una volta svincolato dall’oro, il denaro diviene “moneta fiat” ovvero creabile dal nulla come Dio fece con la luce: fiat lux. Una moneta alla cui base c’è solo la fiducia della gente nel riceverla in pagamento, contando che venga accettata una volta deciso di spenderla, dal momento che non vi è alcun valore intrinseco nella carta che costituisce le banconote.

Quando l’evoluzione tecnica ha fatto sì che la maggior parte del denaro creato dalle banche centrali poteva essere soltanto virtuale, neppure stampato su cartamoneta, ma presente solo come scritture contabili bancarie, non vi è stato più alcun limite alla sua creazione al fine di darlo in pasto ad un capitalismo sempre più vorace, essendo condannato dalla sua natura ad accrescersi senza limiti. E per alcuni decenni questa droga ha funzionato, il capitalismo saziava il suo appetito di profitto anche senza espandere commercio, produzione e sfruttamento. Nonostante la produzione industriale sia stata delocalizzata in paesi in via di sviluppo e bassi standard retributivi, che il commercio abbia cannibalizzato le piccole attività a favore della grande distribuzione ed infine della net economy e che la finanza abbia vissuto di sola speculazione negli anni degli interessi azzerati, il saggio di profitto ha continuato inesorabilmente a calare.

Ed ora i grandi capitalisti, i magnati filantropi, gli oligarchi miliardari si ritrovano con un mucchio di bit ad attestare le loro ricchezze infinite. Certamente possiedono anche proprietà reali sparse per il mondo, ma la recente vicenda delle sanzioni alla Russia dimostra che i conti bancari esteri possono essere requisiti, così come le proprietà, se solo le cose si mettono male.

Quindi è meglio che non si mettano male, facendo in modo che il sistema non crolli sotto le sue contraddizioni, magari tentando di ripristinare quell’ordine gerarchico mondiale nel quale pochi si appropriavano delle risorse degli altri, siano essi idrocarburi, cereali o terre rare.

Per fare ciò si è ricorso ad una pandemia per irregimentare le popolazioni e fare accettare, sotto il ricatto della paura, una nuova disciplina imposta dalle autorità, che da un bel pezzo non sono più espressione della volontà popolare, ma dell’oligarchia capitalista.

Come per la costruzione di un castello di sabbia, i cui granelli sono gli esseri umani, si è proceduto prima a bagnare la sabbia per renderla plasmabile, grazie ai due anni di pandemia, ed ora la si modella a forma di un castello che deve resistere alla guerra in cui il capitalismo occidentale vuole trascinare il mondo pur di non perdere l’egemonia e crollare definitivamente, schiacciato dalla rivolta della maggior parte dell’umanità che per secoli ha subito il suo predominio ed ora non vuole più. Distrutto dalla svalorizzazione della moneta che ha creato per drogare il sistema. Schiantato dalla fine della parabola illuminista e materialista dell’umanità (anche se sarebbe meglio riferirsi all’élite occidentali) che ha voluto rinnegare la spiritualità dell’essere umano ed il superiore significato della Vita per ricondurlo a mero valore economico.

Ma sono tentativi destinati a fallire, anche se produrranno dolore e sofferenze. Il destino del capitalismo occidentale è segnato ed altro prenderà il suo posto, a meno che l’élite non scelga di suicidarsi in una guerra termonucleare.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore