Il futuro è già passato

roma by nightRoma, anni 60 del secolo scorso. Io frequento le scuole elementari, e ci vado da solo a piedi. I maestri usano la bacchetta per punire l‘indisciplina degli alunni. La raccolta della spazzatura si fa porta a porta, un netturbino passa la mattina presto davanti alle porte degli appartamenti e raccoglie in un sacco nero che porta in spalla tutti i rifiuti domestici. A ripensarci si trattava di un lavoro ingrato, il mio era un palazzo di 8 piani e l’uso dell’ascensore non era consentito per la raccolta dell’immondizia. Però i rifiuti erano pochi. Si consumava molto meno e tanti generi si vendevano sfusi, senza confezione, persino le sigarette. Si vedevano poche automobili parcheggiate lungo le strade e per trovare un po’ di traffico si doveva andare in centro. In compenso c’era molta più gente che girava a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici, dove c’era ancora il bigliettaio che staccava i biglietti dai diversi blocchetti colorati e invitava la gente ad andare più avanti per far posto alle fermate. Non vi erano molti negozi in periferia, e le sere d’estate si usciva a fare due passi oppure si andava all’arena della chiesa a vedere un film, perché la TV si trovava solo in poche case. La fame era diffusa e un mucchio di gente viveva in baracche fatiscenti o in alloggi di fortuna. Lavoro ce n’era, ma le paghe erano misere e le famiglie ancora numerose. In compenso l’ambiente era ancora in massima parte incontaminato, l’acqua e l’aria erano pulite, il cibo saporito e genuino. Bastava uscire di poco dalla città per trovarsi immersi nella natura ancora intatta, e la spiaggia di Capocotta era bella quasi come quella di Sperlonga.

Roma, anni 70, io vado al liceo. I soldi sono ancora scarsi, anche di cose ve ne sono poche. Poche auto, poche moto, poche seconde case, pochi vestiti, nessun computer e telefonino. E’ normale chiedere una sigaretta per la strada, quasi tutti fumano e dappertutto. Io vorrei essere motorizzato e invidio gli amici che possono permettersi il motorino, invece mi tocca andare a piedi. Chilometri e chilometri in giro per la città insieme al mio amico Enrico parlando di tutto. D’estate però è piacevole fermarsi a mangiare il cocomero ai banchi improvvisati vicino le fontanelle. Si esce per prendere un po’ di fresco perché il condizionatore nelle case è pressoché sconosciuto, perché in TV ci sono solo due canali, perché le case sono piene. Il traffico è poco di notte. Dopo aver preso la patente, qualche volta rimedio l’auto di mio padre, posso andare dappertutto, non esistono zone vietate e i parcheggi abbondano anche nelle piazze storiche come Santa Maria in Trastevere, piazza Navona o Campo de’ Fiori. Sono ancora rari i nottambuli motorizzati. Sto diventando adulto, presto troverò un lavoro e potrò finalmente permettermi quello che ho sempre desiderato. Innanzi tutto andarmene via da casa. Sento che il futuro sta arrivando, nonostante attentati e uccisioni si susseguano lugubri nel paese.

Roma, metà anni 80. All’inizio è stata dura, ma poi le cose sono andate per il verso giusto. Ho trovato un buon lavoro ed ho messo su famiglia, da poco è nata mia figlia, che avrà 15 anni nel 2000. Il terrorismo sta finendo. C’è tanto lavoro e voglia di intraprendere, i soldi girano, specie al nord. Sono gli anni della “Milano da bere” e della ricchezza facile, magari con affari non proprio puliti, o semplicemente evadendo le tasse. Ma il benessere è ormai diffuso, casa, auto, TV, vacanze, sono alla portata di tutti quelli che hanno un lavoro. Il futuro è arrivato, ma non ce ne accorgiamo e pensiamo che la fine del millennio ci riserverà ancora maggiore progresso e benessere, incuranti dello scempio che si va perpetrando ai danni delle bellezze del paese e dell‘avvelenamento dell‘ambiente. Storditi dal consumismo di massa, perdiamo riferimenti culturali e ideali. Muoiono le ideologie e s’afferma sempre più la potenza del dio denaro.

Roma, anni 90. La famiglia è cresciuta ed io ho aperto una piccola impresa, non mi posso lamentare. Si incominciano a vedere tanti stranieri che arrivano in Italia da paesi poveri, mi pare strano, prima eravamo noi ad emigrare. La prima Repubblica è crollata poco dopo il muro di Berlino, i partiti storici si sono sciolti. La nostra economia tira ancora, malgrado lo SME, dal quale dobbiamo frettolosamente uscire e svalutare per non fallire. Il futuro luminoso tracciato per noi è comunque l’Europa, continente libero, felice e in pace, e dal welfare garantito. Molti luoghi dove sono stato nella mia infanzia sono divenuti irriconoscibili, le città si sono allargate a dismisura e la qualità della vita ne ha risentito. Le targhe alterne sono un palliativo escogitato contro l’eccessivo inquinamento cittadino, ciononostante le strade sono sempre più ingolfate. I bollettini del traffico ci informano sulle code autostradali interminabili per gli esodi estivi. Le TV sono tante e molte hanno un solo padrone miliardario, che è entrato in politica alla grande. Il computer va diffondendosi in tutti i settori e si fatica a comprendere come si riusciva a farne a meno prima che fosse inventato. Come i cellulari, che sono presto diventati uno status symbol. Al passaggio del millennio il futuro appare però più incerto di quanto c’immaginavamo appena qualche anno prima.

Roma, estate 2013. I soldi scarseggiano di nuovo, ma stavolta non per tutti. In compenso siamo pieni di cose: auto, moto, telefonini, computer, seconde e terze case, mega TV a schermo piatto, condizionatori, decoder satellitari, DVD e mille altri oggetti. Il traffico notturno in città è persino maggiore di quello diurno, molte zone del centro sono interdette alla circolazione, trovare un parcheggio è un terno al lotto e bisogna pagare, come per tutto del resto. Fortuna che nell’auto c’è il condizionatore e la musica che preferiamo, mentre chattiamo su internet. Fuori e dentro le città l’ambiente è sempre più degradato e inquinato, abbiamo distrutto un’enorme quantità di territorio, sacrificandolo a cemento e asfalto. I corsi d’acqua sono sempre più inquinati ed anche il mare non se la passa meglio. Sono tornati i mendicanti per le strade e la gente chiede di nuovo sigarette agli sconosciuti. Il lavoro è divenuto merce rara da contendersi riducendo le pretese, in una concorrenza al ribasso che ci accomuna agli immigrati cinesi. Nessuno è più garantito, eccetto i dipendenti pubblici. I giovani rimangono precari a vita, non riescono più a sganciarsi dalle famiglie e intanto il tempo passa e ci si invecchia con la prospettiva sempre più lontana di una pensione da fame, mentre il futuro è già passato.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore