La visita lampo del presidente degli Stati Uniti a Kiev non è una dimostrazione di forza, bensì di debolezza (soprattutto se concordata preventivamente con il Cremlino). In altri tempi, consapevoli della propria potenza, gli USA non avrebbero mai giocato una partita strategica sull’orlo del baratro. Oggi lo stanno facendo, cacciandosi sempre più in un vicolo cieco, senza alcuna strategia d’uscita, ciò rappresenta in effetti l’evidenza di una debolezza strutturale dell’Impero che, partendo da una finanza fuori controllo, passando per un’economia sempre più asfittica, percepisce il rischio di perdere, con un crollo drammatico, quell’egemonia planetaria che dalla caduta dell’Unione Sovietica ha inebriato le élite americane, portandole a concepire un secolo di predominio globale, tramite il PNAC (Project for the New American Century) elaborato da quei think tank denominati neocon, che negli anni hanno infiltrato entrambi gli schieramenti politici USA e, nell’ultimo periodo, soprattutto i democratici. Il PNAC è un concetto che richiama tristemente alla memoria il Reich millenario immaginato da Hitler.
Tutta la strategia messa in atto a partire dalla grande crisi economica del 2007 è stata volta a guadagnare tempo, prima con la creazione di un fiume di denaro dal nulla riversato in un settore finanziario-speculativo divenuto too-big-to-fail, poi s’è cercato, con la crisi pandemica, di raffreddare l’economia ed al contempo drenare denaro verso i colossi di big pharma controllati dai soliti fondi d’investimento. Dall’anno scorso si tenta di distogliere l’attenzione dall’economia per focalizzarla sullo scontro, cercato e provocato, con la Federazione Russa, ottenendo il salvataggio in extremis dell’industria estrattiva americana che rischiava di trascinare le banche creditrici in una crisi fatale. Così l’Europa è stata costretta, nel giro di poco tempo, a rinunciare ai combustibili fossili russi a buon mercato per approvvigionarsi dagli USA con il loro shale gas, molto più costoso ed inquinante, subendo un ulteriore drenaggio di denaro, grazie anche ad un atto di vero e proprio terrorismo nei confronti del gasdotto North Stream. In ultimo, con la fornitura imposta di armi all’Ucraina, sono stati svuotati gli arsenali europei al fine di favorire soprattutto l’industria bellica americana grazie all’aumento delle spese militari da parte dei paesi europei, costituendo anche questo un ennesimo drenaggio di denaro dall’economia europea a quella americana.
Gli imperatori del passato imponevano maggiori gabelle alle provincie sottoposte per rimpinguare le casse dell’impero ed armare il proprio esercito, gli USA stanno facendo essenzialmente lo stesso usando mezzi meno coercitivi, ma altrettanto efficaci.
La speranza imperiale non è di sconfiggere militarmente la Russia, ma di rimanere in piedi senza crollare sotto il peso dei propri debiti, per prepararsi al confronto decisivo con la Cina. Se per questo sarà necessario sacrificare l’Europa trasformandola in un campo di battaglia, stiamo pur certi che le élite neocon non si faranno scrupoli.
Secoli di predominio mondiale hanno forgiato nell’Occidente una presunzione illimitata nelle proprie capacità, favorendo l’errore fatale di sottovalutazione degli altri popoli. Nel XXI secolo armi e tecnologia non sono più ad esclusivo appannaggio dell’Occidente, inoltre la demografia ci vede soccombenti. Ma la superbia dei nostri demiurghi è tale da renderli ciechi e folli, mentre soffiano sul fuoco della terza guerra mondiale.
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