Landini

landiniHo conosciuto personalmente Maurizio Landini il 6 febbraio scorso, in occasione di un incontro promosso dalla FIOM nell’azienda dove sto lavorando attualmente. In pratica stava iniziando quella “discesa in piazza” annunciata in questi giorni insieme alla proposta di una “coalizione sociale”. Un intervento appassionato, nel quale ha parlato di problemi concreti con la sua solita verve. Alla fine gli ho stretto la mano, ma due chiacchiere no. Troppo catturato da compagni a caccia di selfie con Landini.

Certo, è bravo (ad infiammare) con i suoi modi appassionati e diretti. Ciononostante rimane l’amara constatazione che i sindacati italiani siano stati quelli che meno hanno saputo difendere i salari dei lavoratori negli ultimi tre decenni, come si evince dal grafico pubblicato da Alberto Bagnai, che illustra l’andamento della quota dei salari rispetto al PIL in Italia, USA, Francia e Germania.

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Così, quando ho ascoltato la risposta di Landini all’ultima domanda di Feltri, in chiusura dell’intervista a Bersaglio Mobile di Mentana, venerdì scorso, sull’uscita dall’euro, ho capito che l’Italia avrebbe seguito proprio in tutto e per tutto il percorso greco, inclusa la nascita di una sinistra che “non è per l’uscita dall’euro, ma per fare una battaglia per costruire un’Europa che non c’è” (parola di Landini). Che, come dice Bagnai, andrà a sbattere i grugni sui tavoli di Bruxelles.

Tutto ciò mi da un certo sconforto, che provo a superare leggendo qualcosa di sinistra detto da una che si definisce di destra, Marine Le Pen.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore