Non vi voto e non vi pago

nontipagoFranco fa il parrucchiere-barbiere a domicilio. E’ bravo ed economico, e naturalmente lavora in nero, cioè evade il fisco. Ma non è stato sempre così, una volta aveva un negozio tutto suo e faceva la ricevuta a tutti. Poi con la crisi, l’aumento della pressione fiscale, la concorrenza cinese (fanno prezzi stracciati) e l’accanimento dell’Agenzia delle Entrate, ha finito per dover chiudere dopo averci rimesso anche un bel po’ di risparmi. Però doveva pur sempre sopravvivere con la sua famiglia e, dato che passare sotto padrone alla sua età e con questa crisi non era neppure ipotizzabile (però ci ha provato comunque), è stato costretto a lavorare clandestinamente. Certo, potrebbe rilasciare ricevuta anche così e pagare tutto ciò che c’è da pagare, ma i suoi prezzi non sarebbero più competitivi e finirebbe per non lavorare più.

Questo ed altro me l’ha raccontato tagliandomi i capelli in casa. Ha il dente avvelenato con la classe politica, si considera un piccolo imprenditore criminalizzato per sopravvivere, lui che ha avuto due dipendenti regolari a libro paga nei giorni migliori. Ha le idee molto chiare sull’euro, la cui introduzione ha coinciso con la fine della scalata sociale che aveva intrapreso presto, come apprendista negli anni Settanta. Secondo Franco, prima torniamo alla Lira, meglio sarà.

Dice di non essere un evasore totale, perché va allo Stato il 22% di tutto ciò che acquista ed anche di più, considerando il carburante. Paga tutte le imposte sulla casa e le innumerevoli gabelle che quotidianamente vengono riscosse per i diversi servizi della pubblica amministrazione, incluso i ticket sanitari. Solo che la vita ad un certo punto l’ha messo di fronte alla scelta tra pagare tutte le tasse o riuscire a tirare avanti con la sua famiglia.

Anche lui, come me, ha smesso di votare, perché non si sente rappresentato. “Che voto a fare? tanto non serve a niente, fanno sempre quello che vogliono loro e mai ciò che servirebbe alla gente. Si beccano stipendi stratosferici, filtrano l’accesso al pubblico impiego con il sistema delle raccomandazioni, e quando possono s’intascano pure belle mazzette.”

In fondo la sua regola è la stessa in cui credono molti anglosassoni: “No taxation without representation”, niente tasse senza rappresentanza. Lui lo dice in un altro modo, non vi voto e non vi pago, ma il senso è quello.

Povero Franco, si sbatte ogni giorno con la sua utilitaria di seconda mano da un cliente all’altro, a cinquant’anni, di cui gli ultimi 35 passati a tirare la carretta. Il mutuo ancora da finire di pagare e due figli da mantenere agli studi. Naturalmente sua moglie si dà da fare, anche lei rigorosamente in nero, perché pure nel suo settore, di concorrenza straniera a basso costo ce n’è quanta ne vuoi. Il tutto per una vita sempre più sparagnina, con pochissime occasioni di svago e la prospettiva di una vecchiaia ancor più misera.

Astensionismo e rivolta fiscale, potrebbero forse essere queste le uniche armi non violente per far cadere il Sistema?

 

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore