Paperon de’ Paperoni è stato per decenni l’icona fumettistica del miliardario americano. Disegnato nel 1947, a due anni dalla fine della seconda guerra mondiale, dal mitico Carl Barks per infoltire la famiglia dei paperi di Walt Disney, che a loro volta hanno rappresentato fumettisticamente la way of life USA del dopoguerra nel resto del mondo occidentale. Anche in Italia gli albi di Topolino, con le avventure della famiglia dei paperi, sono state lette da milioni di giovani lettori (me compreso), fino a quando la TV non ha soppiantato del tutto i fumetti. Ma l’icona del ricco e tirchio zio Paperone è rimasta impressa nella memoria di una generazione, riflettendo l’immagine che la potente Disney voleva dare della figura del ricco capitalista, tutto sommato simpatico, pieno di buon senso ed attaccato alla famiglia. Il capitalismo dal volto umano è stato egregiamente rappresentato per oltre quarant’anni, dai tratti caratteristici del personaggio Paperone, a cominciare da ghette, marsina e cilindro, abbigliamento desueto del capitalista della Belle Epoque.
Alla fine degli anni Ottanta questa rappresentazione nostalgica del capitalista non era più proponibile, in primo luogo al pubblico americano. La stessa way of life rappresentata dalla famiglia dei paperi Disney era divenuta obsoleta, inattuale. Ecco che il geniale disegnatore Matt Groening riesce a riempire quel vuoto di rappresentazione nel mondo dei cartoon, creando la famiglia Simpson, più aderente alla mutata realtà americana. La nuova icona fumettistica del ricco capitalista diventa allora Montgomery Burns, i cui tratti caratteristici non hanno nulla della simpatia e buon senso di Paperone. La sua è una figura ambigua, scostante, al limite del malvagio. Solo l’età indefinibile lo accomuna con il Paperone della Disney. Rappresenta un capitalismo senza scrupoli, inserito in reti di potere occulte, ma al contempo fisicamente debolissimo e decadente. Vive in una lussuosa villa, protetta da dobermann, ancora più isolato di Paperone nel suo deposito, con un solo segretario factotum, che nutre una passione gay per Burns e si lascia schiavizzare da lui, ben diverso dal Battista di Paperone. Per il resto non ha parenti, né amici e neppure rivali, come lo era Rockerduck con Paperone.
Montgomery Burns sta rappresentando egregiamente da un quarto di secolo l’immagine di un capitalismo avido e senza scrupoli, che ha perduto il volto umano per dedicarsi all’accumulazione di denaro, non più visibile come nel deposito di Paperone, ma occulto e ignoto nella sua reale quantità. Temo, però che anche questa icona sia divenuta inattuale e che presto dovrà essere sostituita da un personaggio più aderente ad una realtà, su cui Hollywood ha già aperto uno squarcio con Gordon Gekko.
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