Siam pronti alla morte?

scipioLo scorso primo maggio, all’inaugurazione di Expo 2015, il coro di bambini che cantava l’Inno di Mameli davanti al premier Renzi, ha cambiato la strofa l’Italia s’è desta, siam pronti alla morte in l’Italia s’è desta, siam pronti alla vita, con l’approvazione da parte del premier, che l’ha anche ripresa all’inizio del suo discorso.

Qualche riflessione sulle implicazioni di questo cambio.

Il patriottismo, come ogni altra ideologia, nel 2015 ha cessato di richiedere l’estremo sacrificio della propria vita, come ha cessato di pretendere tributi di sangue da chicchessia. Non siamo più pronti a morire per la Patria, o per qualunque altro ideale, così come non siamo più pronti ad uccidere per esso.

Sembrerebbe un grande progresso e forse lo sarebbe davvero se non fosse che quest’amore per la vita (soprattutto la propria) è diretta conseguenza di una visione materialista ed edonista della vita, figlia della società capitalista, basata sui consumi, che ci fa percepire la nostra esistenza come unica e irripetibile, troppo breve per essere sacrificata ad un pur nobile ideale. Meglio quindi cercare di godersela in santa pace, tentando, col proprio impegno, di raggiungere il maggior agio possibile. E se quell’agio fosse insufficiente, sempre meglio del nulla ottenuto col proprio sacrificio. Egoismo 1, altruismo 0. In quest’ottica, gli altri compatrioti non sono più nostri fratelli, ma neppure nostri nemici. Sono solo concorrenti nella corsa all’agio.

E se non percepiamo come fratelli i compatrioti che condividono con noi lingua, storia e cultura, come possiamo percepire gli altri che sbarcano da terre lontane, con lingue, religioni, storie e culture diverse? Che turbano la pace precaria della nostra esistenza quotidiana, messa già a dura prova dalla corsa all’agio o della sua difesa. No, non è razzismo. E’ semplice egoismo.

Egoismo che è andato progressivamente dilatandosi, sospinto da quella avidità che è alla base del sistema capitalista. L’avidità muove l’homo oeconomicus e l’egoismo ne è il connotato principale.

Un egoismo che non contempla il sacrificio di se stessi per una causa o un ideale.

Nulla vale una vita. Ma quante vite sono interrotte ogni momento a causa di miseria, prepotenza e ingiustizia? Forse sono vite che riteniamo abbiano minor valore e solo quando noi stessi stiamo per soccombere, ci accorgiamo che può esistere qualcosa per cui sacrificarsi, un ideale per cui battersi e nel caso morire.

Ma fintanto che non saremo più “pronti alla morte”, avremo già perso.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore