Swiss made

Indebitamento privato in % sul PIL

Oggi lasciatemi parlare un po’ della Svizzera, in cui mi trovo da poco più di un mese. Ho ritenuto di accettare l’allettante proposta che mi ha portato a Zurigo per diversi motivi, primo tra tutti la mancanza di lavoro in Italia. Sapete già che ho trent’anni di esperienza sulle spalle nel mio settore, gran parte dei quali impegnati in un una piccola azienda che ho fondato nel 1988, si chiamava Telsec e si occupava di progettazione elettronica e sviluppo software. Quando ho iniziato la mia professione, nel 1983, l’Italia era senza dubbio tra i paesi all’avanguardia. Ricordo che Motorola, Intel ed altri colossi americani inviavano espressamente i loro ingegneri a promuovere i nuovi microchip che andavano rapidamente evolvendosi. Anche le piccole e medie aziende venivano coinvolte ed io stesso ho discusso con loro sull’utilizzo e sulle applicazioni possibili. Di talenti ne stavano uscendo fuori molti e l’attività del settore era frenetica. D’altronde non si conoscevano ancora i Personal Computers e gran parte dei dispositivi elettronici era di tipo analogico, negli anni seguenti la tecnologia digitale ne avrebbe sostituito la maggior parte.

Verosimilmente a quel tempo, dove mi trovo ora, poco a sud di Zurigo, l’allevamento delle vacche e la produzione di latticini dovevano essere le attività prevalenti. Ora invece sorgono industrie avveniristiche da far invidia alla Silicon Valley, che si avvalgono delle tecnologie più moderne e delle migliori competenze provenienti da molti paesi, tra cui l’Italia.

Al contrario in Italia, questo settore è andato progressivamente desertificandosi. Abbiamo deciso di chiudere la Telsec nel 2005, perché già il lavoro cominciava a scarseggiare. Dall’inizio della crisi, nel 2008, non ho più trovato lavoro nella mia zona e sono stato costretto a lavorare al nord. Le aziende con cui avevo collaborato per anni riducevano i loro costi e tagliavano le collaborazioni esterne, poi hanno incominciato a licenziare e chiudere. Ma dalla metà dello scorso anno anche al nord Italia la situazione s’è fatta drammatica. Del resto i dati sono sotto gli occhi di tutti e le conseguenze stanno toccando la maggior parte delle famiglie.

Ci sono molti soldi in Svizzera e si vede. Cantieri aperti da per tutto, la disoccupazione è quasi inesistente, i salari sono alti e c’è una ripresa dell’immigrazione che preoccupa le autorità. Ma quello che più mi ha colpito sono i prezzi del mercato immobiliare, due o tre volte più alti che da noi. Direi che la Svizzera sta vivendo un boom immobiliare come conseguenza dell’afflusso di capitali. Nelle banche svizzere sono custoditi 4.500 miliardi di euro, di cui 2.500 miliardi di cittadini stranieri, 800 miliardi dei quali di cittadini europei che hanno messo al sicuro (legalmente o meno) i loro capitali.

Tutto questo fiume di denaro è il carburante del boom immobiliare, investimento da sempre tra i più sicuri, ma anche dell’indebitamento privato, che ha toccato il 180% del PIL, ben superiore a quello italiano.

Resta il fatto che questo è il paese con il più alto reddito pro capite del mondo, i servizi sono ottimi e funzionali, la corruzione quasi inesistente. Vero è che sono da sempre abituati a gestire il denaro, ma il troppo storpia sempre, e ora, grazie alla crisi dell’eurozona, di denaro ne sta affluendo assai, tanto che diversi stati (come USA, Germania e anche l’Italia) reclamano la loro parte.

Tutto ciò rischia di alterare un equilibrio socio-economico che dura da lungo tempo, inserendo anche nell’ordinato sistema elvetico elementi di crisi.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore