A che punto siamo?

L’eurozona è un disastro ferroviario al rallentatore”, dice a Davos Nouriel Roubini, prevedendo anche il dissolvimento dell’eurozona entro i prossimi 3-5 anni e il default di Grecia e Portogallo con conseguente loro uscita dall’euro. Ma a Davos non è l’unico economista pessimista sul futuro dell’euro, anche il professor Rogoff crede che dopo la Grecia, pure il Portogallo sia costretto a ristrutturare il proprio debito.

L’Italia ha riacquistato un po’ di credibilità con il governo Monti, ma la tenuta dei suoi conti è più legata al credito della BCE alle banche, che alle manovre lacrime e sangue. Comunque, ben vengano un po’ di riforme, seppur timide è sempre meglio dell’immobilismo che le ha precedute. Ciononostante anche Fitch ha ritoccato al ribasso il rating italiano.

Ora è di moda la teoria del complotto da parte delle agenzie di rating, che avrebbero deliberatamente sopravvalutato Enron, Parmalat e Lehman. Ma le agenzie di rating vivono sull’esattezza delle loro valutazioni. Se anche hanno sbagliato nel passato, ignorando situazioni di rischio, non vuol dire che debbano continuare a farlo. Inoltre la loro scure si è abbattuta persino sui potenti Stati Uniti, non solo su buona parte di Eurolandia.

Il punto è che quando l’economia (specie quella finanziaria) tirava alla grande, nessuno voleva essere l’uccello del male augurio, mentre ora, che l’economia ristagna, ognuno fa a gara a vederla più nera. Si calcola che quest’anno debbano essere reperiti 11.000 miliardi di dollari sui mercati da parte degli stati, sempre più indebitati. La lotta per accaparrarsi la fiducia degli investitori è divenuta ormai questione di vita o di morte.

In compenso, il contagio con la Grecia non è più solo economico, ma anche sociale. Venti di rivolta iniziano a soffiare in diverse parti d’Europa. La gente non ci sta a morire di fame e inizia a ribellarsi. Era logico attenderselo e ancor più logico prevedere il peggioramento della situazione, quando gran parte dei provvedimenti intrapresi dai governi saranno a regime e la recessione avrà raggiunto il suo culmine.

A proposito della Grecia, il cui accordo con i creditori per la ristrutturazione del suo debito slitta di ora in ora, adesso anche la Germania non pare più convinta del suo salvataggio, tanto che ne chiede esplicitamente il commissariamento. Questo balletto non durerà ancora a lungo. I prossimi due mesi saranno cruciali per la salvezza dell’eurozona.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore