Guerra di Crimea e Grande Depressione

Fino a poco tempo fa ero propenso a pensare che la crisi economica che stiamo attraversando e più in generale la fase storico-politica che ci troviamo a vivere, fosse assimilabile al periodo intercorso tra le due guerre mondiali, ovvero che questa crisi economica fosse comparabile per intensità e cause a quella iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street.

Invece mi vado sempre più convincendo che se un parallelismo storico, politico e economico possa essere azzardato (per quanto tale operazione sia effimera, essendo ogni evento storico cosa a se), non è con gli anni Trenta del secolo scorso, bensì con la Grande Depressione della seconda metà dell‘800, durata oltre vent‘anni. Il Capitalismo stava vivendo allora il suo massimo fulgore, con l’aumento vertiginoso della produttività industriale, il controllo del potere in tutti i paesi avanzati, l’assenza di un antagonismo sociale organizzato (e dunque salari bassissimi), l’assenza di intervento pubblico nell’economia e la bellezza di un cambio stabile, dato dalla parità aurea, un po’ come l’euro attuale per l’universo-mondo europeo. Quando arrivò la crisi, la produzione e i profitti crollarono e l’establishment capitalista anche allora reagì con la deflazione salariale, la domanda regredì ancor di più e la disoccupazione aumentò a dismisura. La crisi, intesa come peggioramento delle condizioni dei lavoratori e aumento delle disuguaglianze, durò oltre un ventennio, nonostante il PIL continuò, seppur di poco a crescere, per terminare con la trasformazione del Capitalismo stesso e l’inizio dell’intervento dello Stato in economia.

Per quanto riguarda gli aspetti geo-politici, sono soprattutto i drammatici eventi ucraini che palesano a mio avviso un ritorno allo scontro di interessi economici e nazionalistici tipici di quando sulla scena dominavano le potenze imperiali dell’800, ovvero Gran Bretagna, Francia, Russia, Impero Asburgico, Impero Ottomano e Prussia, che giocavano la loro partita nello scenario dell’universo-mondo europeo, mentre gli USA in crescita, andavano guadagnando quel ruolo di locomotiva economica mondiale che oggi appartiene alla Cina, ma politicamente e militarmente contavano ancora poco.

Trovo conferma di questa mia lettura nell’interessante articolo di Barbara Spinelli su La Repubblica di oggi, in cui c’è la constatazione che “oggi la Russia di Putin e l’Occidente condividono un’identica visione basata sulla ricerca di profitto e potere”. Non è un caso quindi che le lancette della Storia stiano per tornare indietro alla metà dell’800, proprio con quella Guerra di Crimea, primo grande scontro d’interessi tra le potenze della Restaurazione, dopo la sconfitta di Napoleone e della Rivoluzione Francese.

Nonostante le similitudini con alcuni eventi del passato, l’epoca che stiamo vivendo e le sue crisi sono una novità assoluta per l’umanità presente. Questo spiega perché spesso vengano commessi gli stessi errori del passato, prima di imboccare la strada giusta, che il più delle volte consiste nella trasformazione dei modelli sociali fino a quel momento dominanti, oltre alla definizione di nuovi orizzonti per l’umanità, più aderenti alle sfide e conoscenze correnti.

Purtroppo un tragico e ricorrente errore è quello di cercare un capro espiatorio estraneo a cui addossare le frustrazioni dei popoli esasperati e manipolati, per distogliere dalle classi dirigenti capitaliste le responsabilità delle perduranti sofferenze e disuguaglianze, continuando a soffiare sul fuoco dell’odio, fino a perdere il controllo del demone evocato, con lo scoppio delle guerre.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore