Il punto del blog

blogDal settembre del 2011 ho iniziato a tenere questo blog, senza alcuna pretesa didattica o divulgativa. Lo scopo era solo quello di cercare di capire le ragioni vere di questa crisi che ci attanaglia da sette lunghi anni. Scrivendo ho provato a chiarire meglio a me stesso, approfondendo tematiche e dibattiti che sui mezzi di comunicazione e sulla rete sono andati moltiplicandosi, le logiche che sottendono a determinate scelte, gli interessi coinvolti e soprattutto le conseguenze di quelle scelte, che riguardano (purtroppo) anche me. In questo senso, il blog rappresenta il mio percorso intellettuale per riuscire ad interpretare la crisi e prevederne (per quanto possibile) gli sbocchi.

Avevo letto in gioventù le opere più importanti di J.K. Galbraith. Contenevano già in nuce tutti gli elementi per comprendere questa crisi, ma li avevo dimenticati. Così li ho riletti, insieme a molti altri economisti contemporanei che, grazie soprattutto alla divulgazione del professor Alberto Bagnai, hanno contribuito a rendermi il quadro più chiaro.

C’è ormai ben poco altro da aggiungere, ciò che si doveva compiere sta per avverarsi. Il nostro paese è in recessione da 13 trimestri consecutivi e siamo addirittura in deflazione, il reddito è arretrato di oltre un decennio, la disoccupazione è alle stelle e il debito continua a salire. Il rating dell’Italia è ora ad un solo gradino dal livello spazzatura – junk bonds. E le maggiori istituzioni finanziarie mondiali non possono acquistare junk bonds per statuto. Ma qualcuno continua ancora a credere che lo farà la BCE di Draghi e che la Germania glielo lascerà fare.

Qualcun altro è autorevolmente convinto che il default dell’Italia trascinerebbe l’intero sistema finanziario internazionale nel caos e che dunque non ci sarà consentito deviare dal sentiero tracciato, anche a costo di un effettivo commissariamento da parte della troika. Tuttavia, anche i paesi commissariati possono (se il popolo vuole) sottrarsi al giogo, come potrebbe fare a gennaio la Grecia, dando il via alla dissoluzione dell’euro.

Altri ancora focalizzano il ragionamento sul raggiunto limite dello sviluppo capitalistico e la ricaduta disastrosa delle conseguenze ambientali di tale sviluppo selvaggio, in una visione sistemica della crisi, che ha innegabili fondamenti.

Come se non bastasse, crisi economica e globalizzazione, accelerano quel processo di mutamento dei rapporti di forza tra le nazioni, scatenando conflitti sempre più diffusi. Guerra e miseria mettono in moto moltitudini di disperati che migrano alla ricerca di una vita migliore, trovando spesso condizioni ancora peggiori nel loro percorso, che affluiscono incontenibili in quell’Europa che ha proiettato per decenni un’immagine di pace, benessere e libertà, che oggi fatica a garantire ai suoi stessi cittadini.

Siamo stati tutti europeisti, noi italiani. Per molti ha rappresentato l’antidoto a Berlusconi, per altri il modello migliore a cui tendere. Ma l’Europa non è mai nata, è arrivato solo l’euro, governato dai banchieri. I governi nazionali sono rimasti saldamente al loro posto, ciascuno a curare i propri interessi, qualcuno più bravo di altri nel perseguirli anche a scapito altrui.

Penso che abbiano in parte ragione i catastrofisti, riguardo al crollo dell’euro. Non sarà di sicuro una passeggiata, proprio perché non si sarà voluto concordare uno smantellamento ordinato. Ci si ostinerà a difendere la moneta unica fino in fondo, come in una guerra, e il crollo sarà catastrofico, aggiungendo altre rovine a quelle già prodotte dalla crisi.

Non c’è nessuna luce in fondo al tunnel. Anzi, per dirla tutta, il tunnel sta per crollarci addosso. Per rivedere la luce occorrerà scavare con le mani e riguadagnare l’uscita.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore