L’economia del debito

Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento cospicuo dell’indebitamento pubblico e privato nei paesi del capitalismo avanzato, fino a raggiungere un livello medio del 200% del PIL. La causa di questo fenomeno risiede in gran parte nella necessità di smaltire la produzione industriale, in costante aumento per via dell’innovazione tecnologica. Ciò ha portato ad un livello di consumi particolarmente elevato in tali paesi.

In altri termini, si è vissuto al di sopra delle possibilità anche approfittando dei tanti strumenti offerti dalla finanza, dalle carte di credito alla rinegoziazione dei mutui. La bolla immobiliare prodottasi negli Stati Uniti, Inghilterra e Spagna, gonfiando il valore delle case, ha consentito di rinegoziare i mutui preesistenti, ottenendo ulteriore credito per il consumo.

I debiti sono divenuti a loro volta prodotti finanziari negoziabili, spesso nascosti in forme complesse d’investimento, ad alto rendimento (e rischio). Ben presto le banche si sono ritrovate piene di cosiddetti titoli tossici e quando nel 2007 la bolla è scoppiata, è iniziata la crisi, materializzatasi l’anno seguente con il fallimento della Lehman Brothers (la più grande bancarotta della Storia), che ha rischiato di trascinare con sé l’intero sistema bancario globalizzato, se non fossero intervenuti i governi a farsi carico dell’enorme massa di crediti inesigibili che stavano mandando a picco la finanza mondiale.

Il costo del rischio della finanza spregiudicata è stato così trasferito dai privati (le banche) al pubblico, aumentando ulteriormente i debiti sovrani degli stati. Si è considerato ciò il male minore, piuttosto che milioni di risparmiatori e correntisti improvvisamente defraudati dei loro depositi. Ben presto gli stati hanno dovuto incrementare l’emissione di titoli, cercando di racimolare sul mercato del risparmio quelle risorse che erano state necessarie al salvataggio del sistema bancario.

Il credito ha iniziato a scarseggiare e qualche paese, come la Grecia, non è stato più in grado di indebitarsi e rinnovare i propri titoli in scadenza, rendendo necessario un salvataggio dagli altri paesi europei. Ma il salvataggio della Grecia è stato lento e sofferto, i mercati hanno percepito la possibilità concreta che la Grecia potesse seguire la strada dell’Argentina, con consistenti perdite da parte di tutti i detentori dei suoi titoli, banche europee in primis. Così i titoli degli stati con le economie più deboli hanno iniziato a divergere sensibilmente nei rendimenti offerti rispetto a quelli dei paesi più affidabili, generando un pericoloso circolo vizioso, giacché più aumenta l’interesse da corrispondere sul debito, più risorse vengono sottratte allo sviluppo e alla domanda interna, e il minor sviluppo non consente di ridurre il debito.

Il nodo della questione è la mancata ripresa economica al livello pre-crisi, soprattutto negli USA e in Europa. Ma tale livello era anche effetto di una finanza drogata, il rapido sviluppo di una bolla speculativa del settore immobiliare che, favorito dai bassi tassi d’interesse e dal credito facile, ha permesso il costante aumento del valore degli immobili fino a quando, come tutte le bolle, anche questa si è sgonfiata. Il prezzo degli immobili è crollato e il mercato immobiliare si è arrestato.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore