Mentre er popolo se gratta

italianiDunque siamo al redde rationem. Dopo l’outing di Scalfari, domenica scorsa con l’invocazione della troika per il nostro paese, ora c’è la richiesta di Mario Draghi agli stati di cedere sovranità per le riforme economiche. Siamo all’ultimo appello per l’Italia e per l’Europa a fare ciò che va fatto, non per rendere la moneta comune finalmente sostenibile, ma per portare a termine l’opera di spoliazione dei cittadini europei delle loro ricchezze, diritti e democrazia, per devolverli ad una élite tecnocratica e sponsorizzata dagli interessi economici dominanti.

 

Ci viene detto: “Fate le riforme se volete agganciare la ripresa”, ma quale ripresa che persino la Germania annaspa? “Appunto, sbrigatevi che tra un po’ viene giù tutta la baracca e noi si deve ancora rientrare di un mucchio di soldi”. Sono tre anni che ci viene somministrata austerità a dosi crescenti dai governi Monti, Letta ed ora Renzi, ed il risultato qual’è? Ancora recessione, disoccupazione e aumento del rapporto debito/pil. E agli altri paesi non sta andando molto meglio, anche se qualcuno bara con la crescita spagnola, indotta da un rapporto deficit/pil al 6%, mentre a noi viene severamente vietato oltrepassare il 3%.

 

Ma è mai possibile che in questo paese si possa pacificamente proporre di farci commissariare e cedere sovranità senza che nessuno si senta indignato? E’ ormai così infimo il nostro amor di patria da preferire la tutela straniera all’indipendenza nazionale? Ma forse è giusto che sia così, perché non ci siamo mai sentiti una nazione, se si eccettuano le vittorie ai mondiali di calcio. Gli ultimi che hanno sentito di doversi sacrificare per la patria sono ormai scomparsi, celebrati eppure dimenticati nei loro ideali, che pure hanno permesso la nascita della Repubblica, all’indomani della sconfitta nella seconda guerra mondiale. Scrivendo quella Costituzione inattuata che ci ha garantito settant’anni di pace, libertà e prosperità e che ora si deve improvvisamente cambiare perché ritenuta causa di inefficienze e ritardi che c’impedirebbero di crescere.

 

Ben pochi si rendono conto che una banda di inetti eterodiretti, alla guida delle nostre istituzioni, da anni è incapace di elaborare una diagnosi corretta per il nostro stato di crisi, limitandosi a somministrare terapie concepite altrove, che stanno con ogni evidenza peggiorando le condizioni del paese. Non solo, identificando erroneamente nei meccanismi costituzionali alcune tra le cause dei nostri problemi, si va ad alterare quel delicato equilibrio di poteri regolato dalla Costituzione. Insomma è come se un cattivo medico non riconoscendo i sintomi di un’epatite, oltre a prescrivere farmaci inutili se non controproducenti, decidesse anche di rimuovere la milza. Povero paziente!

 

Però su una cosa sono d’accordo con l’articolo di Scalfari, la conclusione di Trilussa: “E er popolo? Se gratta. E er resto? Va da se.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore