Ma davvero vogliamo continuare a credere che tutto il senso dell’esistenza consista in lavoro, consumo e procreazione? In quante centinaia di milioni di individui è stata inculcata questa menzogna per consentire ad una ristretta élite di accrescere indefinitamente il proprio potere sull’umanità? Così facendo, non si è forse consumato il delitto più grande, consistente nello spreco di innumerevoli esistenze?
Che motivo avrebbe avuto la natura di dotarci di Ragione e Sentimenti se, al pari delle piante, il nostro scopo sulla terra fosse solo quello di consumare, produrre e riprodurci? E soprattutto, perché consumare, produrre e accumulare ben più del necessario, a differenza di ogni altro essere vivente?
Se nel 2015 masse sterminate di povera gente sono ancora costrette a trascorrere un’esistenza precaria nella ricerca dei mezzi di sostentamento, impiegando una buona parte della loro vita in lavori faticosi e malpagati, vivendo in ambienti malsani e con scarso accesso alle cure mediche, non può che rappresentare la sconfitta della Ragione e dei Sentimenti.
In tale ottica, dovremmo dedurre che la nostra è un’esistenza virale, casualmente pensante, che espandendosi senza limiti sta dando fondo a tutte le risorse disponibili, fino all’inevitabile collasso ambientale, incurante sia della propria che delle altrui specie viventi. Un cancro, insomma.
Ma l’uomo non è stato sempre un cancro, è solo negli ultimi due o tre secoli che ha avviato una mutazione che, attraverso scienza e tecnologia, l’ha condotto ad un bivio fatale: condividere il Potere delle Macchine o tenerlo stretto in poche mani. Inutile dire quale indirizzo abbia prevalso. Il Potere delle Macchine ha generato ricchezza, predominio sociale e culturale.
Negli ultimi decenni il potere e la ricchezza in quelle poche mani sono cresciuti smisuratamente, così come a dismisura sono aumentati i danni prodotti dal Sistema. Danni ambientali, sociali e culturali, e tra questi ultimi l’occultamento del pensiero libero sotto una spessa coltre di dottrine economiche e regole sociali ad esse ispirate, che hanno trasformato l’individuo in un agente economico, consumatore-produttore-cliente. E ciò che è peggio, ogni rapporto sociale è andato progressivamente mercificandosi. L’uomo è divenuto macchina per far soldi, sia esso l’a.d. di Volkswagen Martin Winterkon o un bracciante agricolo senegalese a Rosarno. Il denaro è diventato misura di tutto e l’esistenza di tutti gli è stata votata, raramente per molto, più spesso per poco o pochissimo.
Nell’attesa che si compia l’inevitabile catastrofe, continuiamo a credere nella ripresa economica e nella crescita infinita. Continuiamo a prestare fede a quel pensiero mainstream che afferma ciò che sempre più l’evidenza smentisce, ignorando o deridendo ogni altra voce critica.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Se il Potere della Macchina fosse stato condiviso equamente tra gli uomini, tutti avrebbero vissuto meglio. I popoli che a causa della loro miseria si sono riprodotti oltre ogni limite, fornendo a buon mercato tutta la forza lavoro che occorreva al Sistema, forse si sarebbero sviluppati più armoniosamente e l’umanità non avrebbe raggiunto il limite dell’accoglienza terrena.
Se tutti ne avessero beneficiato in egual misura, non ci sarebbero state guerre e rivoluzioni e forse si sarebbe affermata una vera pace tra gli uomini.
Se il lavoro stesso fosse stato equamente distribuito, ognuno avrebbe avuto il tempo di pensare e riflettere, in primo luogo sul quesito principe della coscienza, ovvero lo scopo della nostra esistenza, dotati di Ragione e Sentimenti, e la risposta sarebbe stata immancabilmente collettiva.
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