La Vendetta del Non Condonato

Come l’ossessione delle regole ha ucciso l’economia mondiale

Paul KrugmanFermatemi se l’avete già sentita prima: L’economia mondiale sembra aver inciampato. Per un po’, le cose sembravano stessero migliorando, e si parlava di verdi germogli di ripresa. Ma ora la crescita è in stallo, e si profila lo spettro della deflazione.

Se questa storia non suona familiare, lo dovrebbe; si è ripetuta più volte dal 2008. Come in precedenti casi, la notizia peggiore arriva dall’Europa, ma questa volta c’è anche un chiaro rallentamento dei mercati emergenti – e ci sono anche segnali di pericolo negli Stati Uniti, nonostante una buona crescita di posti di lavoro al momento.

Perché ciò sta accadendo? Dopo tutto, gli eventi che hanno portato alla Grande Recessione – il crollo del settore immobiliare, la crisi bancaria – hanno avuto luogo molto tempo fa. Perché non possiamo sfuggire alla loro eredità?

La risposta approssimativa si trova in una serie di errori di politica: Austerità quando le economie necessitano di stimolo, paranoia per l’inflazione quando il rischio reale è la deflazione, e così via. Ma perché i governi continuano a fare questi errori? In particolare, perché si continuano a commettere gli stessi errori, anno dopo anno?

La risposta, suggerirei, è un eccesso di virtù. L’ossessione per le regole sta uccidendo l’economia mondiale.

Qual’è, dopo tutto, il nostro problema economico fondamentale? Un sunto semplificato, ma sostanzialmente corretto di ciò che è andato storto, può essere questo: Negli anni che hanno preceduto la Grande Recessione, abbiamo avuto un’esplosione del credito (prevalentemente nel settore privato). Vecchie nozioni di prudenza, sia per i creditori che per i debitori, sono state messe da parte; livelli di debito che una volta sarebbero stati considerati profondamente anomali sono diventati la norma.

Poi la musica si è fermata, i soldi hanno smesso di scorrere, e tutti hanno cominciato a cercare di “diminuire la leva finanziaria” (deleveraging), per ridurre il livello di indebitamento. Per ogni individuo, questo era un atteggiamento prudente. Ma la mia spesa è il tuo reddito e la tua spesa è il mio reddito, così quando ognuno cerca di pagare il debito allo stesso tempo, si ottiene un’economia depressa.

Quindi cosa si può fare? Storicamente, la soluzione ad alti livelli di debito ha spesso comportato la cancellazione e il condono di gran parte di quel debito. A volte ciò accade in modo esplicito: Nel 1930 Franklin Delano Roosevelt ha aiutato i mutuatari a rifinanziarsi con mutui molto più economici, mentre in questa crisi l’Islanda ha addirittura annullato una parte significativa del debito delle famiglie, impennatosi durante gli anni della bolla. Più spesso, la riduzione del debito avviene implicitamente, attraverso la “repressione finanziaria“: le politiche del governo per tenere bassi i tassi di interesse, mentre l’inflazione erode il valore reale del debito.

Ciò che colpisce di questi ultimi anni, tuttavia, è quanto poco la riduzione del debito abbia effettivamente avuto luogo. Sì, c’è l’Islanda – ma è molto piccola. Sì, i creditori dei greci hanno avuto un significativo “hair-cut” – ma la Grecia è ancora un piccolo attore (e ancora disperatamente in debito). Nelle principali economie, pochissimi debitori hanno ricevuto una sospensione. E lungi dall’essere stato alleggerito, il peso del debito è stato aggravato dal calo dell’inflazione, che è ben al di sotto dell’obiettivo in America e vicino allo zero in Europa.

Perché i debitori ricevono così poco sollievo? Come ho detto, si tratta di giustizia – nel senso che qualsiasi tipo di remissione del debito comporterebbe una gratifica per un cattivo comportamento. In America, nel famoso sproloquio, Rick Santelli che ha dato alla luce il Tea Party, non trattava di tasse o di spesa – è stata una denuncia furiosa delle proposte per aiutare i proprietari di case in difficoltà. In Europa, le politiche di austerità sono state spinte meno da analisi economiche che dall’indignazione morale della Germania per l’idea che i mutuatari irresponsabili potrebbero non affrontare tutte le conseguenze delle loro azioni.

Quindi la risposta politica a una crisi del debito eccessivo è stata, in effetti, la richiesta che i debitori ripaghino i loro debiti in pieno. Che cosa dice la storia su questa strategia? E’ semplice: non funziona. Qualunque sia il progresso che i debitori ottengono attraverso la sofferenza e il risparmio, è più che compensato dalla depressione e deflazione. Cioè, per esempio, quello che è successo alla Gran Bretagna dopo la prima guerra mondiale, quando ha cercato di pagare il suo debito con enormi surplus di bilancio, durante il ritorno al gold standard: Nonostante anni di sacrifici, non ha ottenuto quasi nessun progresso nel ridurre il rapporto tra debito e PIL.

Ed è quello che sta accadendo ora. Un recente rapporto completo sul debito si intitola “Deleveraging, what deleveraging? “; nonostante tagli privati e austerità pubblica, i livelli del debito sono in aumento grazie alla scarsa performance economica. E probabilmente non siamo più vicini a sfuggire la nostra trappola del debito di quanto lo eravamo cinque anni fa.

Ma è stato molto difficile far capire sia alla élite politica che al pubblico che la riduzione del debito a volte è nell’interesse di tutti. Invece, la risposta alla scarsa performance economica è stata in sostanza, che le bastonate continueranno fino a quando il morale migliorerà.

Forse, solo forse, una cattiva notizia – per esempio, una recessione in Germania – potrà finalmente porre fine a questo distruttivo regno di virtù. Ma non ci contate.

Paul Krugman © The New York Times

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