Andrà tutto bene?

Ieri mi sono messo in fila al forno per prendere il pane, fila breve per fortuna. Davanti a me un signore di mezza età con la mascherina sul viso mi ha ricordato di mantenere la distanza, nonostante non gli fossi proprio vicino. Per sdrammatizzare un poco gli ho chiesto se puzzassi così tanto, per tutta risposta, con tono angosciato, lui mi ha detto: “E’ che io non posso morire”, al che mi è venuto spontaneo ribattere che tutti prima o poi dobbiamo morire, è l’unica certezza che esiste nella vita, ma lui per nulla convinto e con la massima serietà ha ripetuto: “Davvero, io non posso proprio morire, mi creda”.

Come siamo arrivati a questo punto? Appena un mese fa festeggiavo il mio compleanno al ristorante con amici e parenti, ora vivo recluso in casa da tre settimane, senza vedere più nessuno, uscendo solo a far la spesa per breve tempo una volta ogni 5 o 6 giorni, come la maggior parte della gente, incollato alla televisione che ci riversa addosso quantità industriali di angoscia con una diretta continua e monotematica.

La paura può fare più danni della causa stessa, ne sanno qualcosa gli spettatori vittime nello stadio Heysel a Bruxelles nel 1985. Me la ricordo bene quella tragedia. Anche noi siamo vittime di un terrore che farà molti danni, ma perché siamo così terrorizzati? Ad oggi si contano nel mondo circa 35.000 vittime da Coronavirus, anche se la cifra reale fosse il doppio, sarebbe poca cosa di fronte ad altre tragedie recenti, come la guerra in Siria (tra i 350.000 e 500.000 morti), lo tsunami nell’oceano Indiano del 2004 (250.000 morti), il genocidio del Ruanda nel 1984 (tra i 500.000 e 1.000.000), e l’elenco potrebbe allungarsi all’infinito. Dunque non è il numero delle vittime che ci terrorizza, piuttosto la probabilità di rientrare anche noi nell’elenco delle vittime. Questa volta il rischio di morire lo si percepisce concreto e non confinato in altre zone del mondo, ad altri popoli lontani e poveri. La pandemia rimette anche noi privilegiati del mondo di fronte alla realtà della morte che avevamo rimosso, nonostante rimanga sempre l’unico evento certo della vita.

E come per una sorta di contrappasso, sono i più abbienti e famosi a correre il rischio maggiore di contagio a causa della loro intensa vita sociale. I poveri della terra non hanno beneficiato granché della globalizzazione, ma ora ne pagano le conseguenze. Una pandemia che in passato si sarebbe diffusa con lentezza ora è arrivata in pochissimo tempo in ogni angolo del pianeta. Un altro effetto collaterale della globalizzazione di cui ci stiamo purtroppo rendendo conto è stata la migrazione delle produzioni a basso valore aggiunto verso i paesi a più basso costo di mano d’opera, con la conseguenza che chiodi, bulloni e mascherine protettive da noi non si fabbricano più, ma senza questi prodotti di base diventa difficile fare il resto.

Ora dobbiamo restare tutti a casa, ma se per qualcuno può essere un piacere e un privilegio trascorrere molto tempo in ambienti comodi e spaziosi, dotati di ogni comfort e ben riforniti di cibo, per altri potrebbe essere un incubo. Pensiamo a quanti vivevano delle briciole cadute dalla tavola dei ricchi, parcheggiatori abusivi, pulitori di cantine, cartonai, portatori di spesa al supermercato, venditori di fazzoletti ai semafori ed ogni altro figlio di Dio che si arrangiava con lavoretti alla giornata. Insomma la base della piramide sociale, lo strato più infimo, inclusi i ladri e le puttane. Povera gente che oggi sta soffrendo la fame mentre noi privilegiati cantiamo sui balconi innalzando cartelli con la scritta “Andrà tutto bene”.

Mi dispiace, ma penso che non andrà tutto bene. Sta già andando molto male per migliaia di famiglie che non hanno potuto neppure salutare i loro cari nel momento del trapasso e rendergli un degno commiato. Non sta andando bene per quelli che non avevano un lavoro regolare né soldi da parte. Non andrà bene persino per noi privilegiati, che chiediamo a gran voce allo Stato di impiegare ogni risorsa per far fronte all’emergenza, oggi finalmente consapevoli che se vuole uno Stato può creare quanta moneta desidera. Ma se l’economia si ferma a livello mondiale, presto i beni prodotti non basteranno a soddisfare la domanda e tutta la moneta che le banche centrali immetteranno nel sistema creerà solo inflazione.

Ad un qualche livello collettivo, di tutto ciò ne sono consci gli americani, che alle file ai supermercati hanno affiancato quelle alle armerie. Ed il presidente Trump, che ha richiamato un milione di riservisti…

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;

beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.

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Pubblicato da Rosso Malpelo

Libero pensatore